“Requiem Corona” è un’opera di 45 minuti per solisti, coro e orchestra.
Pabst non aggiunge altro che la sua musica al testo liturgico in latino su cui si basa la composizione. E questo è caratterizzato da un’immensa creatività. Non solo sfrutta appieno il potenziale dell’apparato sonoro disponibile, ma fa anche grandi richieste.

Anche l’inizio è insolito. Requiem aeternam – Pabst pone un motivo accattivante sulle sei sillabe, inizialmente eseguite senza accompagnamento dal soprano solista, che incontriamo ripetutamente nel corso degli otto movimenti – Introitus, Kyrie, Dies lrae, Lacrimosa, Sanctus, Pie Jesu, Libera me e In paradisum. L’orchestra riprende il motivo e lo passa al coro. Il coro canta spesso insieme al soprano e al tenore, che, posizionati di fronte al pubblico, garantiscono un’eccellente comprensibilità del testo. La drammaturgia di Pabst offre molti momenti da pelle d’oca e combinazioni originali, come quando il coro canta da solo accompagnato da campane tubolari e pizzicati di contrabbasso.

Il linguaggio musicale di Pabst è tardo-romantico, sempre accessibile, con sottili accenti musicali, soprattutto quando l’orchestra è completata da un trio di pianoforte, batteria e basso elettrico, che a volte aggiunge delicatamente una spinta all’insieme. La musica di Pabst lavora spesso verso un cinema travolgente e grandioso e verso un’emozione potente. Crea uno spazio di fiducia con una sinfonia corale impressionante.

Orchestrazione:
Flauto in Do 1 e 2, oboe 1 e 2, clarinetto in Sib 1 e 2, fagotto 1 e 2, corno in Fa 1-4, tromba in Sib 1 e 2, trombone in Do 1-3, arpa, timpani, percussioni 1 e 2, basso elettrico a 6 corde, soprano solo, tenore solo, SATB, pianoforte/celesta, violino I e II, viola, violoncello, contrabbasso.